itinerario07-800 appiamarchioaltaris-200x300di Ilaria Canali

Dal 19 al 26 marzo 2017 avrà luogo la Settimana del Camminare nel Parco dell’Appia Antica, una iniziativa a cura della associazione affiliata Federtrek Sentiero Verde.

Durante questo periodo saranno organizzate e offerte gratuitamente dalla associazione delle camminate lungo i percorsi nel Parco dell’Appia Antica in via Appia Antica 42 fino alla sede del Parco.

MOSTRA FOTOGRAFICA “IN VIAGGIO”

Nell sede del Parco sarà ospitata la mostra fotografica “IN VIAGGIO” , organizzata dal gruppo fotografico Walking Visions di Sentiero Verde, con il Patrocinio del Parco Regionale dell’Appia Antica. La mostra sarà aperta al pubblico ogni giorno  dalle 10 alle 18.

L’inaugurazione si terrà domenica 19 marzo, alle ore 11,00, inaugurazione che sarà anticipata e preparata da una passeggiata  nel parco che partirà alle ore  9,00 (appuntamento alla Metro Colli Albani) e si concluderà alle 11,00 nella sede della mostra.

VISITE

Negli altri giorni le visite guidate partiranno da punti diversi a seconda delle richieste dei gruppi.

Domenica 26 marzo si chiuderà la Settimana alle 18 e poi si proseguirà con una festa (esclusivamente su prenotazione al costo previsto di 18/25 euro) a partire dalle 19,30/20.

Autori della mostra di fotografia IN VIAGGIO, di WALKING VISIONS/SENTIERO VERDE16997714_10211648363714233_4583027474253622484_n 16998980_10211649883232220_7796864421499404603_n

Viviana Attili – Massimo Baroni – Raffaella Buonvino – Antonio Citti – Bruna De Amicis – Stefano Ferranti –  Luigi Giordani – Paola Mezzaroma – Ambra Pastore – Patrizia Pieri –  Anna Ritrovato –  MassimoTennenini – Heather Webster

INFO E PRENOTAZIONI: Per prenotarsi si deve chiamare il 333 3982685 o scrivere alla mail sentieroverde30@gmail.com specificando quanti sono i partecipanti e se hanno interessi specifici (naturalistici, archeologici, storici, ecc.)

 

 

Il gruppo fotografico “Walking visions” (Visioni in cammino) è nato il 1° ottobre 2011 nell’ambito dell’Associazione di Promozionelogosentieroverde Sociale “Sentiero Verde” affiliata a Federtrek, che si occupa principalmente di escursioni, trekking e viaggi. E’ sorto dall’esigenza, fortemente sentita da parte di alcuni di noi, di unire due nostre grandi passioni, il camminare e il fotografare. Il camminare concepito come puro gesto atletico, consistente soprattutto nel macinare chilometri e superare dislivelli, è in qualche misura riduttivo in quanto non consente l’osservazione approfondita dei luoghi e delle situazioni attraversate nel cammino. Allo stesso modo, un fotografo “pigro” che si accontenta degli stimoli più immediati e non ricerca (spostandosi, muovendosi, camminando) situazioni e sguardi nuovi, sarà destinato a perdere via via interesse e capacità di confrontarsi col mondo e con la sua vasta complessità. Le due attività – il fotografare e il camminare – sono, a nostro parere, del tutto complementari, nel senso che non solo si armonizzano fra loro, ma si rinforzano enormemente a vicenda. Uscire e guardare le cose con “occhio fotografico” aumenta la consapevolezza di ciò che ci circonda. L’occhio dell’obiettivo rivela dettagli inaspettati e coglie immagini inedite anche in luoghi già conosciuti, visti e rivisti più volte (variazioni di luce, condizioni climatiche, diverse angolazioni, ecc). D’altro canto, il fatto di essere in movimento attraverso luoghi sempre diversi stimola il desiderio di ricercare immagini memorabili e significative, che possano poi essere utilizzate, in un secondo momento, non solo per ricostruire l’itinerario, ma anche per rievocarne il fascino. Unendo questi due aspetti, si possono vivere le diverse esperienze che il viaggiare comporta con maggiore pienezza e in modo più profondo e consapevole. Fotografare viaggiando, se interpretato evitando l’eccessiva invadenza, può favorire l’incontro, la comunicazione, la conoscenza di persone, luoghi e culture. Può essere la chiave per penetrare situazioni ed eventi altrimenti inaccessibili (una festa, una cerimonia, un momento sportivo), naturalmente a patto che si rispettino la volontà e il diritto alla riservatezza delle persone interessate. Date queste premesse, era abbastanza prevedibile che la prima mostra organizzata dal gruppo (che è cresciuto man mano nel tempo) avrebbe riguardato il tema del Viaggio. Per iniziare comprendendo correttamente la varietà del percorso espositivo, però, sono necessarie alcune precisazioni. Ogni partecipante è stato invitato ad interpretare il tema nel modo più consono alle proprie caratteristiche individuali, che sono il frutto della storia e delle esperienze, fotografiche e non, di ciascuno di noi. Il tema del viaggio è stato quindi declinato in tredici modi diversi, che vanno dalla documentazione naturalistica al paesaggio, dal trekking urbano all’evocazione di paesi esotici, dal viaggio tra le nuvole al viaggio turistico vero e proprio, dal reportage all’itinerario onirico, in un caleidoscopio di visioni e punti di vista che – a nostro parere – costituisce la ricchezza e l’interesse di questa mostra. Confidiamo nella positiva accoglienza da parte del pubblico di questa nostra prima iniziativa, che potrà avere un seguito con altre simili in un prossimo futuro.

Stefano Ferranti Walking visions – Sentiero Verde

Federtrek Comunicazione

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di Ilaria Canali Film-da-vedere-fotografo-0004

« Il viaggio è una specie di porta incantata attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in un’altra realtà inesplorata che sembra un sogno».

Maupassant

Da qualche tempo il camminare registra un successo trasversale, per tutte le età e per tutti i gusti. Non c’è aggettivo, passione, moda, attitudine, che non trovi la sua declinazione in originali e fantasiose formule di viaggi a piedi.

Esistono i cammini solidali, i cammini religiosi, i cammini meditativi, i social trekking, gli etnotrekking, gli urban trekking. Si cammina per stare bene, per stare insieme, per dimostrare qualche cosa, per ottenere qualche cosa, per rivendicare un diritto, per trovare l’anima gemella, come è accaduto a una coppia nel corso della Giornata del Camminare di Federtrek. E forse dopo aver letto questo articolo potremo inventarci anche i “cammini cinematografici”, sempre se non esistono già.

La formula del successo ha nella semplicità il suo ingrediente principale, quella affascinante naturalezza che ha l’aria casual di un ragazzo in jeans e scarponcini che se ne va a spasso sulle cime dei monti o si mette a contemplare un lago senza guardare l’orologio. L’immagine che leghiamo al cammino corrisponde più o meno questo stereotipo.

Ma l’essenza straordinaria e visionaria del camminare non può certo prescindere dai luoghi che si attraversano ed è evidente che più il paesaggio sarà carico di suggestioni, maggiore sarà il riflesso che ispirerà nel nostro’animo.

Sono andata dunque alla ricerca di cammini talmente carichi di bellezza da ricordare le location di film con paesaggi sublimi come il Signore degli Anelli o Into the Wild. A questo riguardo, non è secondario premettere che sono una profonda amante del cinema e che questo ha dato senz’altro una impronta soggettiva alla mia scelta.

Ho trovato tre “locations” ideali per film dedicati al camminare che volentieri suggerirei a un produttore cinematografico, qualora avessi la fortuna di incontrarne uno.

  1. Sulla Via Francigena, www.viefrancigene.org, da Bolsena a Montefiascone, si attraversano paesaggi emozionanti, con una vista a 360 gradi sul lago. La natura è estremamente varia e spazia dai canneti ai boschi di querce, castagni, salici, uliveti.
  2. La Valle delle Ferriere, un piccolo angolo di Paradiso che dai Monti Lattari va verso Amalfi. Un sentiero bellissimo, purtroppo poco conosciuto, che vale la pena scoprire costieraamalfitana.com.
  3. Sul Cammino di San Benedetto www.camminodibenedetto.it c’è uno dei Borghi più belli di Italia, Castel di Tora, affacciato sul lago di Turano e immerso nella cornice dei Monti Carseolani, all’interno della Riserva Naturale Monte Navegna e Monte Cervia.

Cinema e cammini, paesaggi e narrazioni, un settore su cui Federtrek sta puntando negli ultimi tempi con l’intento di promuovere la pratica del camminare anche attraverso la settima arte, per raggiungere e sensibilizzare un numero sempre più vasto di persone.

Federtrek ha avviato una collaborazione con la casa di produzione e distribuzione cinematografica Cineama proponendo le proiezioni di film capaci di trasmettere il desiderio di un viaggio a piedi: “Sei vie per Santiago,” di Lynda Smith, “I Volti della Via Francigena”, di Fabio Dipinto.  E’ in programma anche una collaborazione per promuovere il film ecologista “La Ricerca di Senso”, di Nathanaël Coste e Marc de la Ménardière e “Footprints, Il cammino della vita”, di di Juan Manuel Cotelo, con la casa di produzione Infinito+1.

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www.federtrek.org

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Foto Veio Parcodi Ilaria Canali

Una rete tra le persone e le associazioni, ma anche una rete in senso virtuale, attraverso il web. Due strategie necessariamente complementari che insieme, e solo insieme, possono aiutare il Parco di Veio nella gestione e promozione del ricco patrimonio naturale e culturale che rappresenta.

E’ stato questo il senso e l’obiettivo del workshop, chiamato appunto “Il Parco in Rete”, che l’Ente Regionale Parco di Veio ha organizzato il 16 febbraio scorso presso l’Ostello del Parco di Veio, a Morlupo. Una giornata di confronto e approfondimento tra il personale del Parco, i volontari e i collaboratori, cui hanno partecipato oltre quaranta persone. Tra i presenti vi erano anche dei rappresentanti di FederTrek, Federazione nazionale escursionista che rappresenta 40 associazioni e che nel Parco di Veio promuove da anni numerose iniziative.

La giornata si è articolata su diversi tavoli tematici che hanno affrontato alcuni degli aspetti fondamentali e strategici per il futuro del parco: la manutenzione dei sentieri, che è il tema dei temi, la segnaletica, i punti informativi, l’organizzazione degli operatori, la gestione e il coordinamento degli eventi, delle visite guidate, delle iniziative turistiche.

E’ stato un incontro con un approccio operativo e coinvolgente, come racconta Fabio Marricchi dell’Ufficio stampa dell’Ente Parco, infatti “oltre ai tavoli, la condivisione tra i volontari e operatori si è sviluppata attraverso prove di team building all’esterno”.

Sul fronte della innovazione attraverso il digitale, è stata realizzata una prova di utilizzo della nuova app per smartphone ”VeioPark”,sviluppata da “Innovation Engineering” grazie a una progettazione europea e che è attualmente in fase di test. Sono diverse e interessanti le funzionalità di questa applicazione: oltre a camminare, si potrà “navigare” lungo i sentieri dei quali sarà segnalata l’altimetria, si potranno trovare i punti d’interesse, la ricettività e si potranno segnalare all’ente Parco le eventuali criticità riscontrate lungo i percorsi.

Ricordiamo che il Parco di Veio si estende per 15.000 ettari ed è un territorio ricco di beni storici e archeologici, oltre che paesaggistici. Tuttavia, con i suoi 99 chilometri di sentieri, tra cui la via Francigena, è un patrimonio naturale difficile da gestire. Partendo da questa consapevolezza, è stato avviato dal Parco da alcuni mesi il progetto “Adotta un sentiero”, con l’intento di costruire nuove alleanze in una strategia di difesa del territorio “a rete” e “dal basso”. Dall’avvio del progetto, circa il 90 per cento dei sentieri del Parco sono stati adottati.

Per informazioni sulla rete sentieristica, le mappe interattive e gli itinerari:  PARCO DI VEIO-SENTIERI

Per aderire al progetto “Adotta un sentiero” : PARCO DI VEIO – ADOTTA UN SENTIERO

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Federtrek Comunicazione

www.federtrek.org

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locandinadi Ilaria Canali

IL CAMMINO DELLA VITA, di Juan Manuel Cotelo, è stato il documentario più visto del 2016 nei cinema spagnoli, dove era stato presentato il 23 di Settembre scorso, seguito dalle uscite internazionali in Colombia, Paraguay, Uruguay, Chile. In Italia l’uscita è prevista per il 28 di Febbraio.
Footprints-Il cammino della vita è un film documentario che  scava nel cuore di dieci pellegrini sul cammino di Santiago e racconta il loro viaggio con un taglio decisamente spirituale ed evocativo, supportato da una splendida fotografia.
Un gruppo di giovani dell’Arizona arriva fino in Spagna per compiere uno dei pellegrinaggi più noti del mondo. Per 40 giorni e 1000 km, Juan Manuel Cotelo e il suo team li accompagneranno nella piu` grande avventura della loro vita: un viaggio fisico e spirituale capace di trasformarli per sempre. Il film racconta il loro percorso attraversa il Cammino del Nord (dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2015), la Ruta Lebaniega e il Cammino Primitivo, con piccole deviazioni dall’itinerario ufficiale per visitare luoghi emblematici come la casa di Sant’Ignazio di Loyola, i monumentali Picos de Europa.
Sofferenza, superamento, contemplazione, allegria, amicizia, bellezza, riflessioni spirituali… FOOTPRINTS trasmette tutta la gamma di emozioni che il Cammino emana. E secondo Juan Manuel Cotelo, la sfida principale di questo lavoro cinematografico sul Cammino di Santiago, è stato “mostrare un viaggio interiore, ovvero il processo interno di trasformazione dei pellegrini.”
IL FILM CHE CAMMINA e AIUTA A CAMMINARE
Seguendo il motto “il film che cammina”, la casa di produzione e di distribuzione del film, INFINITO+1, ha scommesso su una formula dove siano gli spettatori a prendere l’iniziativa, richiedendo l’uscita nelle sale cinematografiche della loro città, attraverso il sito http://www.footprintsilfilm.com. Quante più persone lo richiederanno dallo stesso luogo, più possibilità ci saranno che FOOTPRINTS entri in programmazione nelle sale cinematografiche.
Sul sito è possibile vedere le prime sale che hanno aderito alle proiezioni. FOOTPRINTS sarà anche “il film che aiuta a camminare”. Perché INFINITO + 1, attraverso la sua Fondazione, destinerà parte dell’incasso delle proiezioni per sostenere progetti rivolti a persone e famiglie senza fissa dimora. Queste persone manifestano uno spirito di superamento e di sacrificio, con cui FOOTPRINTS si identifica pienamente.
FEDERTREK E IL CINEMA DEDICATO AL MONDO DEL CAMMINARE
Dopo aver promosso il documentario “Sei vie per Santiago” di Lydia B. Smith e poi “I volti della Via Francigena”, di Fabio Dipinto, ecco un altro progetto cinematografico dedicato al mondo dei cammini cui Federtrek non fa mancare il suo sostegno. Il cinema rappresenta una canale di comunicazione potentissimo per promuovere il camminare in ogni sua forma e per attivare l’interesse verso la tutela del nostro patrimonio culturale nel modo più diretto ed efficace.
INFO:
Trailer 1 FOOTPRINTS: Trailer Footprints
Sito web: www.footprintsilfilm.com

 

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di Ilaria Canali

 

“In un’epoca di accelerazione, non c’è niente di più esilarante che andare piano. In un’epoca di distrazioni, non c’è niente di più lussuoso del prestare attenzione. E in un’epoca di movimento costante, niente è più urgente dello stare fermi. Quindi, partite pure per la vostra prossima vacanza a Parigi, Hawai, o New Orleans; scommetto che sarà bellissimo. Ma se volete tornare a casa vivi e pieni di speranza, in pace con il mondo, credo che potreste considerare di non andare da nessuna parte.”

Si chiudeva con queste parole la conferenza che Pico Iyer tenne nell’agosto del 2014 ai Ted Talks, intervento visualizzato da oltre 2 milioni e mezzo di persone. La missione dei Ted Talks (Technology Entertainment Design) può sintetizzarsi nello slogan ideas worth spreading” (idee che val la pena diffondere) e penso che l’approccio di Pico Iyer sia da promuovere anche tra chi, come i soci FederTrek, si occupa di cammini, escursioni e viaggi. Come camminatori appassionati, per essere davvero congruenti con i nostri presupposti, possiamo cercare di perseguire una filosofia del camminare che si abbini in modo armonico alla quiete, alla lentezza e alla consapevolezza.

Per quanto possa sembrare paradossale, Pico Iyer, viaggiatore instancabile dall’età di 9 anni e prolifico scrittore di viaggi, nella sua conferenza propone di imparare a fermarsi. Ha scritto al riguardo anche un libro, “L’arte della quiete, come viaggiare stando fermi” edito da Rizzoli nel 2015. Nella lingua originale, che è l’inglese, il titolo è “The art of stillness” e nella versione italiana è stato tradotto con “quiete” il vocabolo “stillness” che ha tuttavia anche il significato di immobilità. E credo che sarebbe stata più calzante proprio questa interpretazione, più forte. Perché, come vedrete, Pico Iyer non fa sconti e punta dritto al cuore della questione.

Chi di noi non ama fermarsi ogni tanto, trattenere la tentazione di fare foto e lasciare che gli occhi si prendano il loro tempo, dire no agli altri per dire sì a se stessi, ritagliarsi una pausa dal mnight-84286ondo con l’aria leggera dei puntini di sospensione quando vogliamo creare enfasi o attesa? “L’eleganza dei puntini di sospensione”, racconta Mauro Soldano “… nel giusto contesto, sembrano tracciare i tempi di un’apnea, quella di chi scrive, quella di chi, nella confusione di un’emozione, in mezzo a tutte le parole del mondo, non ne trova a sufficienza, o di adeguate. In quei puntini c’è tutto: tutto quello che vorresti sentirti dire e tutto quello che ti vorrebbe dire. Verosimilmente non sono e non saranno mai le stesse parole, ma suoneranno sempre allo stesso modo per tutti e due.

pexels-photo-134875Pico Iyer ci spiega come a volte sia necessario non andare da nessuna parte per scoprire dove si vuole arrivare. Tirare il freno può essere la strategia per non sentirci travolgere dall’ansia di perseguire gratificazioni che ci sembrano lontane e difficili. Come cantavano gli U2 in una delle loro canzoni più poetiche, si può anche correre per stare fermi (running to stand still). Quante volte ci succede?

Possiamo scoprire il desiderio di partire proprio assaporando l’attesa. Così come si mangia con appetito solo se abbiamo avuto la pazienza di lasciar crescere la fame dentro di noi. Sembra un ragionamento banale, ovvio e scontato, ma anche i viaggiatori instancabili devono saper prendere le distanze dalle loro mete per poter avere poi un passo più fermo e partire con più slancio. Tanto, come ci dice Pico, “nessun luogo è magico senza portarci lo sguardo giusto” e “il viaggio dà panorami meravigliosi, ma è solo stando fermo che si possono trasformare in visioni”.

Vivere e sopravvivere puntano in direzioni diverse e “preferirei di no è quello che, secondo Pico Iyer, dovremmo dire tutti di fronte al pericolo che lo stress si trasformi presto in un’epidemia globale, come rivelano le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità. Correre senza sosta può impedirci di vedere dove stiamo andando. La vera rivoluzione, l’unica in grado di dare all’esistenza un valore nuovo, è smettere di fare. E cominciare a essere.”

Cosa aggiungere?

Forse solo tre …

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PICO IYER – “THE ART OF STILLNESS”

Trascrizione integrale della conferenza

“Viaggio da una vita. Persino da bambino, calcolavo che fosse più economico andare in collegio in Inghilterra piuttosto che andare alla migliore scuola sotto casa dei miei in California. E così, già a 9 anni sorvolavo da solo, diverse volte all’anno, il Polo Nord, solo per andare a scuola. E naturalmente, più volavo, più mi piaceva volare, quindi la settimana dopo il diploma trovai lavoro come sguattero in modo da poter passare ogni stagione del mio 18° compleanno in un continente diverso. Poi, quasi inevitabilmente, diventai scrittore di viaggi unendo lavoro e passione. Cominciai ad avere la sensazione che se siete abbastanza fortunati da girare tra i lumi delle candele di un tempio tibetano o passeggiare sul lungomare de L’Avana con la musica che vi circonda, potete portare quei suoni, i cieli color cobalto e i lampi blu dell’oceano agli amici a casa, e portare un po’ di magia e chiarezza alla vostra vita. Solo che, come tutti sapete, una delle prime cose che si impara viaggiando è che nessun luogo è magico senza portarci lo sguardo giusto. Portate un uomo arrabbiato sull’Himalaya, e comincerà a lamentarsi del cibo. E ho scoperto che il modo migliore per sviluppare uno sguardo più attento e riconoscente era, stranamente, non andare da nessuna parte, restare “fermo”. Ovviamente, è restando fermi che molti di noi ottengono quello che desiderano e hanno bisogno nelle nostre vite accelerate: una pausa. Ma era anche l’unico modo che ho trovato per mettere ordine nelle mie esperienze e dare un senso al futuro e al passato. Quindi, con grande sorpresa, ho scoperto che fermarsi era emozionante quanto andare in Tibet o a Cuba. E con “non andare da nessuna parte”, intendo niente di più spaventoso del prendersi qualche minuto al giorno o qualche giorno a stagione, o persino, come fanno alcuni, qualche anno nella vita per stare fermi quanto basta a scoprire cosa ci commuove di più, a ricordare dove risiede la vera felicità, e a ricordare che talvolta vivere e sopravvivere puntano in direzioni diverse.

Naturalmente, questo è quello che ci hanno detto i saggi di ogni tradizione nei secoli. È un’idea antica. Più di 2000 anni fa, gli Stoici ci ricordavano che non è la nostra esperienza a costruire le nostre vite, ma come la usiamo. Immaginate che improvvisamente un uragano spazzi via la vostra città e riduca tutto in macerie. Un uomo è traumatizzato a vita. Un altro, magari suo fratello, si sente quasi liberato, e decide che è una grande opportunità per ricominciare da zero. Esattamente lo stesso evento, ma reazioni completamente diverse. Non c’è niente di buono o cattivo, come diceva Shakespeare in “Amleto”, è il pensiero a renderlo tale. Questa è stata la mia esperienza di viaggiatore. 24 anni fa ho fatto il viaggio più terribile, in Corea del Nord. È durato solo qualche giorno. Ma poi sono stato “fermo”, ci sono tornato con la mente, cercando di capirlo, di trovargli un posto nei miei pensieri, da 24 anni ormai e probabilmente continuerò per tutta la vita. Il viaggio, in altre parole, mi ha dato dei panorami meravigliosi, ma è solo stando fermo che posso trasformarli in visioni durature. Qualche volta penso che gran parte della nostra vita accada nelle nostre teste, nella memoria, nell’immaginazione, nell’interpretazione o nelle ipotesi, e se voglio veramente cambiare la mia vita farei meglio a cominciare a cambiare la mia mentalità. Niente di nuovo; ecco perché Shakespeare e gli Stoici ce lo dicevano secoli fa, ma a Shakespeare non toccava gestire 200 mail al giorno.Gli Stoici, per quanto ne so, non erano su Facebook. Sappiamo tutti che nelle nostre vite on-demand, una delle cose più on-demand siamo noi. Ovunque siamo, e in ogni momento, i nostri capi, gli spammer, i nostri genitori ci possono trovare. I sociologi hanno scoperto che negli ultimi anni gli Americani lavorano meno ore di 50 anni fa, ma hanno la sensazione di lavorare di più. Abbiamo sempre più apparecchi per risparmiare tempo, ma qualche volta, invece, il tempo sembra ridursi. È sempre più facile entrare in contatto con chi vive negli angoli più remoti del pianeta, ma qualche volta facendo questo perdiamo il contatto con noi stessi. Una delle mie più grandi sorprese da viaggiatore è stata scoprire che spesso sono esattamente le persone che più ci hanno permesso di arrivare ovunque a non avere intenzione di andare da nessuna parte. In altre parole, proprio quegli individui che hanno creato le tecnologie che scavalcano tanti limiti del vecchio, sono i più saggi nel fissare dei limiti, anche quando si tratta di tecnologia. Una volta sono andato alla sede di Google e ho visto tutto ciò di cui molti di voi sono al corrente; gli alberi in interno, i tappeti elastici, impiegati che dedicavano il 20 per cento dell’orario a scopi personali, così da far correre l’immaginazione. Ma quello che più mi ha stupito è che mentre aspettavo il mio badge, un Googler mi ha parlato del programma che stava per cominciare per insegnare a molti Googler che praticano Yoga a diventare insegnanti di Yoga, e l’altro Googler mi parlava del libro che stava per scrivere sul motore di ricerca interno, e sul modo in cui la scienza ha dimostrato empiricamente che stare fermi, o la meditazione, ci può portare a una salute migliore o a un pensiero più chiaro, ma anche all’intelligenza emotiva. Ho un altro amico nella Silicon Valley che è veramente uno degli oratori più eloquenti sulle recenti tecnologie, e uno dei fondatori della rivista Wired, Kevin Kelly. Kevin ha scritto il suo ultimo libro sulle recenti tecnologie senza uno smartphone o un laptop o una TV a casa. E come molti nella Silicon Valley, ce la mette tutta per osservare quello che chiamano il “sabato ebraico” da Internet, in cui per 24 o 48 ore a settimana vanno completamente offline per poter cogliere un senso dell’orientamento e le proporzioni necessarie quando tornano di nuovo online. L’unica cosa che forse la tecnologia non ci ha sempre dato è il senso di come usarla saggiamente. Parlando di sabato ebraico, guardate i Dieci Comandamenti —la parola “santo” compare una sola volta,ed è per il Sabato.Prendo la Torah, il libro sacro ebreo:il capitolo più lungo è sul Sabato. E sappiamo tutti che è uno dei lussi più grandi,lo spazio vuoto. In molte composizioni musicali è la pausa che dà all’opera la sua bellezza e la sua forma. Da scrittore, so che io cerco spesso di includere spazi vuoti sulla pagina in modo che il lettore possa completare i miei pensieri e le mie frasi e la sua immaginazione possa respirare.

Naturalmente, nel mondo fisico molti, se hanno le risorse, cercheranno di trovarsi un luogo in campagna, una seconda casa. Non ho mai iniziato a mettere da parte quelle risorse, ma qualche volta ricordo che quando voglio, posso avere una seconda casa nel tempo, se non nello spazio, solo prendendomi un giorno di riposo. Non è mai facile, certo, ogni volta che lo faccio, lo trascorro preoccupato del carico extra che mi piomberà addosso il giorno seguente. Talvolta penso che preferirei chiudere con carne, sesso o vino pur di continuare a controllare le mail. Ogni stagione cerco di prendermi tre giorni di riposo, ma una parte di me si sente ancora colpevole di lasciare indietro mia moglie e ignorare quelle apparentemente urgenti email dei miei capi e magari di perdermi una festa di compleanno di un amico. Ma non appena sono in un luogo di vera pace, mi rendo conto che è solo andando lì che avrò qualcosa di nuovo, creativo o gioioso da condividere con mia moglie, i miei capi o i miei amici. Altrimenti, sto solo imponendo loro il mio sfinimento, o la mia distrazione, che non è assolutamente un bene.

E così, a 29 anni ho deciso di reinventare la mia vita nell’ottica del non andare da nessuna parte. Una sera stavo tornando dall’ufficio, era passata la mezzanotte, ero in taxi verso Times Square, e improvvisamente mi sono reso conto che stavo correndo talmente tanto che non riuscivo a star dietro alla vita. E la mia vita di allora era più o meno quella che sognavo da ragazzo. Avevo amici interessanti e colleghi, avevo un bel appartamento tra Park Avenue e la 20 strada. Avevo un lavoro che mi appassionava come scrittore di cronaca internazionale; ma non riuscivo a prenderne le distanze a sufficienza da ascoltarmi mentre pensavo, o capire se ero veramente felice. Così, ho abbandonato la mia vita da sogno per un monolocale nelle stradine di Kyoto, in Giappone, che era il luogo che da tempo mi attirava misteriosamente. Anche da bambino guardavo un dipinto di Kyoto e avevo la sensazione di riconoscerlo; lo riconoscevo prima di metterci sopra gli occhi. Ma è anche, come sapete tutti, una bellissima città circondata da colline, con più di 2000 tempi e santuari, in cui la gente sta ferma da più di 800 anni. E poco dopo essermi trasferito lì, sono finito dove sono ancora adesso con mia moglie, e prima coi miei figli, in un bilocale nel bel mezzo del nulla in cui non abbiamo né bicicletta, né auto, né programmi TV comprensibili, e devo ancora sostenere i miei cari in quanto scrittore di viaggi e giornalista,quindi chiaramente non è l’ideale per il lavoro, per la vitalità culturale o per gli svaghi sociali. Ma mi sono reso conto che mi dà quello che più apprezzo, ossia giorni e ore. Non ho mai dovuto usare un cellulare. Non devo quasi mai guardare l’ora, e tutte le mattine quando mi alzo, il giorno si stende di fronte a me come un campo aperto. E quando la vita mi farà una delle sue cattive sorprese, come farà, più di una volta: quando un medico entrerà nella mia stanza con un’espressione seria o un’auto improvvisamente sbanderà davanti alla mia, in autostrada, so già, dentro di me, che sarà il tempo passato da fermo a sostenermi, molto più del tempo trascorso a correre per il Bhutan o per l’Isola di Pasqua.

Sarò sempre un viaggiatore — la mia vita ne dipende — ma una delle bellezze del viaggiare è che permette di portare quiete nel movimento e nel trambusto del mondo. Una volta sono salito su un aereo a Francoforte, in Germania, e una giovane donna tedesca si è seduta accanto a me e abbiamo iniziato a chiacchierare piacevolmente per una mezz’oretta, poi si è girata ed è rimasta ferma per 12 ore. Non ha acceso il video neanche una volta, non ha mai tirato fuori un libro, non ha neanche dormito, è solo rimasta ferma, e qualcosa, nella sua trasparenza e calma, mi si è rivelata. Oggi, ho notato, sempre più persone prendono deliberatamente delle misure per cercare di ritagliarsi uno spazio nella vita. Alcuni vanno in villaggi sperduti in cui spendono centinaia di dollari a notte per abbandonare cellulare e laptopalla reception all’arrivo. Alcune persone che conosco, prima di andare a dormire, invece di leggere i messaggi o guardare YouTube, spengono la luce e ascoltano musica, e noto che dormono molto meglio e si svegliano più riposati. Ho avuto la fortuna di guidare per le cupe montagne dietro Los Angeles, in cui il grande poeta e cantante Leonard Cohen, tanto amato in tutto il mondo, ha vissuto e lavorato per tanti anni come monaco a tempo pieno nel Mount Baldy Zen Center. Non mi ha del tutto sorpreso quando il disco pubblicato all’età di 77 anni, a cui ha dato deliberatamente il titolo poco sexy “Old Ideas”, è salito in cima alle classifiche in 17 paesi del mondo, è arrivato nella top cinque in altri nove. Qualcosa dentro di noi, credo, sta chiedendo a gran voce un senso di intimità e profondità che riceviamo da persone come questa, che si prendono il loro tempo e si sforzano di stare ferme. E credo che molti abbiano la sensazione, io di certo, che siamo a pochi centimetri da uno schermo gigante, rumoroso e affollato, che cambia ogni secondo: e quello schermo è la nostra vita. È solo facendo un passo indietro, e poi un altro indietro, e stando fermi, che possiamo iniziare a vedere il significato della tela e vedere il quadro completo. Alcuni lo fanno per noi, restando dove sono.

In un’epoca di accelerazione, non c’è niente di più esilarante che andare piano. In un’epoca di distrazioni,non c’è niente di più lussuoso del prestare attenzione. E in un’epoca di movimento costante, niente è più urgente dello stare fermi. Quindi, partite pure per la vostra prossima vacanza a Parigi, Hawai, o New Orleans; scommetto che sarà bellissimo. Ma se volete tornare a casa vivi e pieni di speranza, in pace con il mondo, credo che potreste considerare di non andare da nessuna parte.

Per il Ted Talk vai al link: http://www.ted.com/talks/pico_iyer_the_art_of_stillness?language=en

di Ilaria Canali

Le parole sono importanti, e non credo di dover citare chi lo ha detto perché sicuramente lo sappiamo tutti. Aggiungo che le parole hanno un’anima e una forza che spesso ignoriamo. E hanno molto da insegnarci se solo ci prendiamo il tempo di esplorarle.

Prendiamo la parola “camminare”,  che racchiude la missione di FederTrek che, come si sa, promuove il cammino in tutte le sue declinazioni: che sia una escursione in montagna o una passeggiata urbana, il social trekking, gli  itinerari a chilometro zero, i percorsi insieme a persone in condizioni di disabilità.

Ma cosa significa esattamente “camminare” ?

E’ importante saperlo per noi di FederTrek, certo, ma penso sia interessante approfondire la questione in generale se, come scriveva Nietzsche,“Tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si cammina”.

Ci soccorre nel nostro intento una ricerca pubblicata ieri nel post di un blog che si occupa proprio di parole  (https://unaparolaalgiorno.it.) e che riportiamo fedelmente.

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“cam-mi-nà-re (io cam-mì-no)

SIGNMuoversi a piedi; procedere; funzionare

derivato di cammino, dall’ipotetica voce del latino parlato camminus, di origine celtica.

 

Davanti a parole così comuni è importante non farsi sfuggire le osservazioni giuste.

Vediamo che ‘camminare’ (o meglio, ‘cammino’) appartiene al nutrito novero di termini che i Romani acquisirono dai Celti. Ovviamente i Romani disponevano già di termini che denotassero questo concetto, e in varie declinazioni: in latino il cammino-percorso era descritto dai termini gressusiter e cursus, l’atto del camminare dall’ambulatio, e il cammino-strada da via. Ma le affinità linguistiche coi Celti e gli stretti rapporti –pacifici e no – che ebbero con loro portarono all’inclusione di questo termine nel latino parlato. Il fuoco del cammino covò a lungo; e comparso nell’italiano degli albori prese un ruolo di primo piano, tanto che il camminare soverchia i latinissimi ‘ambulare’ e ‘incedere’.

 

Il camminare descrive l’atto consueto dello spostarsi a piedi – un atto basilare, che ha trovato brillanti trasposizioni figurate. Infatti diventa anche il procedere (il progetto cammina nonostante le difficoltà, è un po’ che gli affari non camminano come un tempo) e il funzionare (l’orologio non cammina più).
La logica che le regola è pulita e splendida: un andare avanti vitale.

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(Luigi Pirandello, Lazzaro, excipit)

 

DIEGO Tu, ora mi parli così?

LUCIO Sì; perché tu risorga dalla tua morte, padre. Tu avevi chiuso gli occhi alla vita, credendo di dover vedere l’altra di là. […] Dio ti fa ora riaprire gli occhi per questa che è Sua, perché tu la viva […]

DIEGO Io? […] E tutto il male che ho fatto…

LUCIO Me l’assumo io, padre, e lo riscatto! Se ora questo tuo male io l’accetto, e lo sento, lo sento […] come un bene per me, questo è Dio, vedi? […]

DIEGO Che debbo fare?

LUCIO Vivere, padre: […] alzati e cammina, cammina nella vita.

 

Si parla sempre delle domande di Pirandello, ma raramente ci si preoccupa delle sue risposte. Eppure, poco prima di morire, l’autore ha proposto in un’intervista questa soluzione: “Solo dall’amore che comprende, e sa tenere il giusto mezzo […] fra forma e vita, è risolto il conflitto.”

In particolare Pirandello ha sviluppato quest’ipotesi in “Lazzaro”, una delle sue ultime opere teatrali. Protagonista è una famiglia di campagna: il padre (DIEGO) è un uomo dogmatico, che incarna la forma nel suo aspetto più rigido e mortifero. La madre, al contrario, vive in completa armonia con la natura, abbandonandosi agli eventi.

Sono due universi separati, ma il figlio Lucio riesce miracolosamente a riunirli. Dalla madre prende la capacità di vivere il presente con pienezza. Dal padre, invece, la profondità spirituale e morale, necessaria per vivere con consapevolezza e in pace con gli altri.

Lucio quindi valorizza il bene dovunque, e riscatta il male attraverso il perdono. E proprio nei legami così ristabiliti, secondo Pirandello, si può sperimentare la presenza di «Dio» (inteso in senso cristiano-panteistico).

L’autore ci presenta così la carità come l’aspetto più divino dell’uomo, capace di operare una vera rinascita. La citazione “Alzati e cammina” allude naturalmente ai vangeli, ma è anche una perfetta descrizione del miracolo di Lucio: la staticità del padre recupera movimento, mentre il flusso vitale della madre assume una direzione.

“Uno, nessuno e centomila” ci mette davanti a una scelta drammatica: o un’identità che imprigiona, o la pura e inconsapevole esistenza. Qui si apre forse una terza via: trovare se stessi nel rapporto d’amore con un altro.

Del resto, anche Martin Buber (filosofo contemporaneo a Pirandello) scrisse che la vera “casa” dell’uomo non è un luogo statico. Al contrario, è proprio la dimensione interpersonale, “l’essere tra”: dunque la “casa” è in realtà un “cammino”, da percorrere insieme.

 

Autore: Con Lucia Masetti, giovanissima laureanda in filologia moderna, ogni lunedì apriremo uno scorcio letterario sulla parola del giorno.

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Ilaria Canali

Federtrek Comunicazione

 

45790-Jon-Krakauer-Quote-Happiness-is-only-real-when-shared“Happiness is real only when shared.” 

-Into the wild

 

di Ilaria Canali

A chi si affida il camminatore quando deve scegliere il suo percorso? Qual è la “guida turistica” di chi va a piedi? Sebbene ormai lo smartphone sia il compagno di viaggio di una percentuale sempre crescente di escursionisti, la guida turistica classica non ha perso la sua importanza. Non a caso, infatti, sulla Francigena si sono susseguite negli ultimi anni diverse pubblicazioni fino ad arrivare, lo scorso ottobre, all’ultima guida, considerata definitiva e ufficiale “La via Francigena” edita da Terre di Mezzo (http://percorsiditerre.it/negozio/la-via-francigena).

Ma vediamo di comprendere meglio cosa si cerca, e cosa si trova, in una guida turistica rispetto a quello che propone un blog di viaggio.

La guida turistica è un prodotto editoriale nato a scopo informativo, le cui caratteristiche principali sono l’esaustività, la completezza e il tono obiettivo e distaccato. Per lungo tempo, critici letterari e studiosi si sono chiesti se le guide turistiche dovessero essere considerate letteratura di viaggio. Spesso quel carattere di soggettività/oggettività, che dovrebbe distinguerle, si perde: non mancano esempi di racconti di viaggio contenenti informazioni pratiche, di natura geografica, storica e culturale, riconducibile al paradigma della guida turistica; allo stesso tempo e alla stessa maniera le guide riportano citazioni e riferimenti letterari, celano dietro la propria oggettività, caratteri, usanze e ideologie tipiche di un determinato periodo storico. Non basta infatti una descrizione per far sì che un luogo diventi una meta turistica e la sfida che ogni guida si trova a dover affrontare è sul fronte motivazionale ed emotivo: riuscire a trasmettere il desiderio di partire e raggiungere la destinazione che si sta offrendo al lettore.

Trasformare il lettore in viaggiatore è per le guide quello che per un blog di viaggio significa trasformare un click in una conversione. Ma se l’obiettivo è comune, i mezzi usati non lo sono, se non in parte. Le destinazioni turistiche attraverso le pagine dei blog, con i racconti e le foto condivise in tempo reale sui social media, ricevono una visibilità virale potentissima tanto da poter definire i travel blogs dei veri e propri ambasciatori digitali dei luoghi. I blog di viaggio, generali o tematici, dedicati a un target specifico di viaggiatori, guidano il futuro visitatore alla scoperta di luoghi potenzialmente appetibili come meta da raggiungere (tra questi http://www.acasamai.it/), o come un nuovo itinerario da intraprendere (http://www.ammappalitalia.it/), oppure come escursione da vivere (Pensieri in cammino: http://www.trekking.it/blog/pensieri/). Sul fronte del travel blogging e dei cammini, lo scorso anno è stato avviato una esperienza originale, Italian Wonder Ways (http://www.italianwonderways.com/) in cui giornalisti e bloggers provenienti da tutto il mondo hanno fatto l’esperienza sui nostri cammini per diventare ambasciatori e portavoce della nostra straordinaria bellezza territoriale e del nostro patrimonio culturale. Quest’anno invece, il prossimo Maggio partirà un cammino dall’Italia verso l’Europa con un progetto organizzato da Ammappalita. L’intenzione è di portare il nostro mondo dei cammini fino a Bruxelles e presentare all’Europa il panorama e la stato dell’arte di un settore in fortissima crescita, il tutto camminando, sì, ma anche raccontando on line il percorso, passo dopo passo, raccogliendo le storie che si incontreranno nella via e costruendo una narrazione partecipata e condivisa.

Turismo e storytelling: l’arte di raccontare i luoghi

Quando pensiamo di intraprendere un viaggio, la scelta della meta è sicuramente influenzata dal modo in cui questa viene presentata e dall’immagine che creiamo intorno ad essa. È infatti l’immaginazione dei luoghi, delle culture e delle persone che si incontreranno che, inconsciamente, influenzano il nostro viaggio, portando l’individuo viaggiatore a sviluppare o no l’interesse a visitare un determinato luogo. In questo senso, ricopre un ruolo fondamentale l’immagine veicolata dalle fotografie e dai video che vengono condivisi sui social media. Come descrivere il luogo ai futuri visitatori? Come si sa, una immagine vale più di mille parole. Quindi va alla fotografia il ruolo da protagonista indiscussa della promozione dei territori. Eppure anche la narrazione dei luoghi, lo storytelling, è un fattore fondamentale per influenzare l viaggiatore. Le storie, i diari, i racconti partecipati contribuiscono senz’altro alla costruzione dell’immaginario intorno ad un paese, un ambiente, un paesaggio, mostrandone l’identità. Le storie catturano la nostra attenzione di lettori perché attraverso di esse attingiamo alle esperienze altrui per confrontarci e imparare dai loro errori, o per prendere esempio dai loro successi.

Storytelling, cammini, turismo, blog, sono campi diversi, ma hanno obbiettivi simili: regalare esperienze forti, dirette, reali e raggiungibili. Un blog, più di una guida turistica classica, può creare un rapporto autentico con la sua audience attraverso una narrazione che evochi situazioni in cui sia possibile rispecchiarsi facilmente, ma che siano allo stesso tempo originali, uniche, capaci di creare un surplus emozionale che stimoli desideri e aspirazioni.

Trasformare questi desideri in cammini o in viaggi, in escursioni o passeggiate, è la sfida raccolta dalle guide turistiche, dai manuali, dalle mappe, strumenti che nel loro insieme concorrono tutti a metterci in movimento. Possibilmente, come piace a noi di Federtrek, in un modo lento e per un turismo che sia il più possibile sostenibile.

“La felicità è reale solo se condivisa”, diceva il protagonista del film che è un vero e proprio inno alla avventura e al viaggio, Into the Wild. E la condivisione passa necessariamente dallo storytelling.

UN VIAGGIO A PIEDI DA CHIA A BRUXELLES – PAESE EUROPA

IMG_7867 [800x600]Progetto “Paese Europa”

con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, del Comune di Soriano nel Cimino e del Cai di Viterbo.

Tutta Europa è Paese e percorribile a piedi

L’Europa è Paese in quanto area geografica

L’Europa è Paese in quanto Paesaggio

L’Europa è Paese in quanto costituita di piccoli centri abitati

Da Chia (frazione di Soriano nel Cimino, sede di Ammappalitalia) al Parlamento Europeo di Bruxelles: una mappatura di 2400 km a piedi e con il cane che attraversa alcuni paesi della Comunità Europea.

Descrizione dell’iniziativa

Marco Saverio Loperfido, Marina Vincenti e il cane Bricco (denominati I postini di una volta), si metteranno in cammino, nel maggio del 2017, per mappare una nuova via a piedi che da Chia arriverà a Bruxelles, passando per Todi, Venezia, Belluno, Innsbruck, Strasburgo e Lussemburgo. Le vie individuate saranno esclusivamente sentieri e strade secondarie, passeranno per borghi e città e si potranno intersecare con itinerari già esistenti, come la Via Romea, La Via di San Francesco, la Monaco-Venezia.

Mappare significa descrivere l’itinerario giorno per giorno, fotografare i Beni Culturali ed il paesaggio, creare il tracciato gps, raccogliere informazioni da condividere sulla piattaforma www.ammappalitalia.it, riflettere sul camminare e sull’esperienza del viaggiare con il cane al seguito. I luoghi di sosta saranno i paesi italiani e stranieri, che diventeranno così nodi di una rete. I viaggiatori, ospiti dei comuni o di associazioni locali che il percorso incontrerà, terranno conferenze spiegando il progetto di mappatura on-line, le proprie esperienze nei giorni di cammino e la bellezza del camminare a piedi attraverso letture, proiezioni e suggestioni di antichi viaggiatori. Saranno partecipi di iniziative culturali che si occupano della percorribilità del territorio a piedi.

I Postini di una volta, oltre a svolgere la mappatura dell’itinerario, avranno il compito di portare a mano al Parlamento Europeo, le riflessioni delle associazioni e dei singoli cittadini incontrati lungo la via, che abbiano come tema il turismo e lo sviluppo sano dei territori.

Perché è importante “ammappare/attraversare” un territorio a piedi

Percorrere un territorio a piedi significa, come prima e fondamentale cosa, entrare in uno stretto contatto con esso, rendersi conto della maniera in cui fu vissuto per millenni, scoprire dinamicamente la prospettiva paesistica attraverso cui fu interpretato dagli uomini. Il paesaggio infatti, termine che deriva dal francese paysage e dal termine italiano paese, altro non è che una “zona o territorio, quale viene percepito dagli abitanti del luogo o dai visitatori, il cui aspetto o carattere derivano dalle azioni di fattori naturali e/o culturali” (Convenzione europea del paesaggio, Articolo 1). Non esiste altro modo dunque per tutelare il paesaggio e per promuoverne la conoscenza se non quella di creare o riscoprire la rete di percorsi a piedi nei territori stessi, da paese a paese, andando in controtendenza alla moda di cementificare, di asfaltare e di dimenticare gli antichi tracciati.

Ammappare un territorio significa salvaguardare le strade sterrate che attraversano da secoli le campagne, incentivarne l’utilizzo per il turismo ma anche per brevi spostamenti da parte degli abitanti locali.

Ammappare un territorio significa tenerlo sotto controllo, monitorarlo. Sempre più spesso, proprio perché le strade sterrate e le campagne sono abbandonate, diventano luogo ideale per discariche abusive e scempi edilizi.

Ammappare un percorso tra un paese e l’altro significa ridare ai borghi il ruolo storico e sociale che da sempre hanno, ovvero di essere isole di civiltà tra la selvatichezza e l’ostilità della natura. Un percorso che passa da un paese all’altro è infatti una parentesi avventurosa, al termine della quale si rientra piacevolmente nel consorzio umano, accogliente e ordinato. Significa dunque utilizzare i paesi come luoghi di ospitalità vera e propria, luoghi di posta, dove riposarsi, rifocillarsi, trovare tranquillità dal viaggio. Significa incentivarne il ripopolamento e l’economia locale. Molto più dei semplici sentieri per turisti (che partono da un punto e arrivano in un altro per poi tornare alla macchina parcheggiata), i percorsi che si snodano da paese a paese non sono caratterizzati solamente dall’ottica turistica, ma creano le basi conoscitive e strutturali per un radicale cambiamento della maniera di esperire il territorio e il mondo. Camminare infatti, nell’epoca della fretta e della superproduzione, è ormai diventato un atto rivoluzionario.

L’esperienza di un lungo viaggio con cane al seguito

I due camminatori saranno accompagnati nel loro viaggio dal cane Bricco. Questo significherà nuove esperienze e un differente modo di relazionarsi al viaggio, al territorio e all’esperienza stessa della mappatura. Cosa comporta avere un cane al seguito in un lungo viaggio? Quali sono le sensazioni che si sentono, le difficoltà e le gioie che si provano? Tutto questo bagaglio di informazioni sarà appuntato e descritto in un diario giornaliero, che si prefigge l’obiettivo di approfondire il particolare rapporto che intercorre tra uomo, cane e viaggio. Si creeranno in questo modo delle speciali schede per il viaggio con il cane, relative alla difficoltà e ai suggerimenti.

La documentazione sonora

Durante il cammino i viaggiatori si occuperanno di raccogliere materiale audio tramite strumentazione adeguata. Il materiale sarà a carattere naturalistico e antropologico: cambiano i territori, cambia il suono degli elementi, l’atmosfera, i dialetti. Le informazioni raccolte (e georeferenziate) potranno essere utilizzate per mostre, convegni, progetti e mappature. Per questo motivo i viaggiatori saranno coadiuvati dall’esperienza di Alfonso Prota, esploratore del mondo delle mappe e del suono, del teatro e dell’illustrazione, della cartografia e del paesaggio.

La collaborazione con Amavido.de

Amavido è una piattaforma per il Turismo Sostenibile. Leggiamo dal sito del progetto: “[…]nella piccola dimensione di borghi e paesi esiste ancora la possibilità di una vita semplice e tranquilla. Questa dimensione per noi è una grande fonte d’ispirazione. Attraverso il progetto amavido vogliamo dare a tutti voi la possibilità di sperimentare e godere delle piccole gioie e meraviglie che questi luoghi magici e fuori dal tempo sanno regalare. Luoghi che hanno bisogno di tutta la nostra attenzione e cura per non rischiare uno spopolamento totale o la perdita del loro patrimonio. […] Sogniamo di riportare in vita luoghi dimenticati e tradizioni uniche e meravigliose. Per noi è importante scoprire nuove tradizioni, renderle visibili, fare nuovi incontri e realizzare interessanti scambi culturali. Vogliamo rendere visibile l’invisibile, mostrando alloggi e attività uniche e personalizzate. Vogliamo spingere le comunità locali a presentare su Amavido nuove idee e possibili attività. Vogliamo aiutare a ravvivare borghi a rischio di spopolamento e abbandono. Giovani che vorrebbero rientrare nel proprio luogo d’origine con nuove prospettive di lavoro. Amavido sogna di diventare una piattaforma internazionale di turismo sostenibile per ispirare e unire persone di culture diverse”.

Ammappalitalia ed Amavido sono dunque animati dalla stessa filosofia, da qui la naturale collaborazione. Ammappalitalia si occupa di trovare, mappare e condividere le strade che uniscono borghi dimenticati; Amavido di trovare, mappare e condividere alloggi e realtà che abbiano determinati valori, come la convivialità, la tradizione locale e la sostenibilità ambientale.

Durante il viaggio che li porterà a Bruxelles Marco e Marina saranno dei veri e propri scout in perlustrazione per Amavido, identificando e comunicando quelle realtà in sintonia con la visione del turismo appena illustrata.

Ammappalitalia e Wwoof, ovvero le VieWwoof

Ammappalitalia e Wwoof Italia collaborano da anni in un progetto denominato VieWwoof. Attraverso la mappatura di itinerari da percorrere a piedi, in bicicletta e con animali, VieWwoof crea una rete che collega le fattorie associate al Wwoof fra loro, con il trasporto pubblico e con i centri abitati. Le VieWwoof archiviate su Ammappalitalia, dal maggio 2014 a oggi, sono 120, in 13 regioni. In prospettiva il reticolo si estenderà capillarmente creando una rete di mobilità alternativa ai trasporto motorizzato privato, complementare agli itinerari turistici, ricreativi, sportivi o spirituali: un’infrastruttura al servizio di forme di economia, società e lavoro più sostenibili e cooperative di quelle oggi dominanti.

Il viaggio “Paese Europa”è un ulteriore momento di questo “cammino” svolto insieme dalle due associazioni. Le fattorie italiane che si trovano lungo il tracciato identificato da Marco, Marina sono ben 16. Verranno tutte contattate e se daranno la loro disponibilità verranno incluse nelle nuove mappature, fornendo appoggio, sostegno e un alloggio ai viaggiatori di passaggio.

Ma il Wwoof è innanzitutto una realtà internazionale, dunque Wwoof Italia aiuterà “Paese Europa” anche al di fuori dei confini nazionali, facendo conoscere il percorso e promuovendo ospitalità. E, perché no, questa potrebbe essere anche l’occasione per incentivare l’avvio di un VieWwoof International.

Perché andiamo a piedi a Bruxelles?

Noi saremmo pure andati a Roma, in effetti. Da Chia, provincia di Viterbo, uscendo di casa con gli zaini ci saremmo incamminati per Gallese il primo giorno, il secondo per Sant’Oreste, il terzo saremmo arrivati a Monterotondo e il quarto a Piazza Navona a Roma. 80 chilometri e basta, un percorso bello e piacevole. Ma purtroppo Roma ha smesso di essere ormai da tempo la meta che fa per noi, lì non si prendono più decisioni fondamentali e noi abbiamo ancora l’ambizione di poter portare messaggi importanti. Il vero centro, da quello che ci dicono, si trova più lontano, ovvero a Bruxelles e dunque a noi ci tocca prendere gli stessi zaini di cui sopra e incamminarci per ben 2400 km.

Sicuramente vi starete chiedendo: ma perché non spedire questi messaggi per mail? Ecco proprio questa è la nostra presunzione, cioè pensare che a volte la forma riesca a plasmare i contenuti e che un messaggio, proprio perché portato a mano con un viaggio di sei mesi alle spalle, diventi lentamente più autorevole agli occhi di chi dovrebbe leggerlo. Non solo. Sarà lo stesso messaggio a prendere forma insieme al cammino perché in questo lasso di tempo noi ci imbatteremo in persone e associazioni, e chiederemo a chi opera per il proprio territorio di dirci cosa vogliono che arrivi a Bruxelles grazie a noi. Saremo dei postini, ma dei postini di una volta, che vanno di casa in casa, di paese in paese, molto lentamente, a raccogliere le riflessioni di chi veramente conosce ciò di cui parla: i boschi, lo stato delle strade di campagna, dei fiumi, dei torrenti; passeremo da chi sa il vero motivo per cui la tutela del paesaggio è, per adesso, solo una vuota e retorica frase; da chi conosce l’inghippo burocratico per cui non riesce a fare ciò che dovrebbe per il proprio paese o frazione; da chi, volontariamente, ripulisce i rifiuti delle discariche abusive e vi saprà spiegare esattamente il malsano processo per cui deve ritornare ogni anno di nuovo a ripulire.

Cara Bruxelles non aspettarti un documento sistematico e ben incasellato. Noi ti porteremo un mazzo di fogli sgualciti, forse alcuni saranno anche scritti a mano, con diversi stili e prospettive. Non aspettarti un progetto compiuto e coerente. A quello ci dovrai pensare tu. Noi ti porteremo una fetta di Europa sporca di fango e cioccolata, ma non perché passeremo in Svizzera (lo sappiamo che la Svizzera non fa parte dell’Unione Europea, un minimo ci siamo informati) ma perché la cioccolata è tanto cara al camminatore e ogni suo foglio prima o poi ci si imbratta. 

Noi dunque porteremo a piedi a Bruxelles tutti i detriti che il nostro scorrere a valle verso di te racimolerà. Lo facciamo anche per sentirci in primis noi stessi più europei. Da qui proprio non ce la facciamo. Ci risulta difficile anche prendendo l’aereo e catapultandoci in un istante a Parigi, Berlino, Madrid. Forse siamo stati veramente europei solo quando facevamo l’Interrail da giovani e come matti prendevamo i treni di notte per non pagare gli alberghi; o come quando abbiamo studiato per anni con l’Erasmus e abbiamo ascoltato decine di lingue diverse. D’altronde se un’idea di Europa si è formata nel tempo, e oggi è possibile spenderla, è perché per centinaia di anni il vecchio continente è stato percorso in lungo e in largo da mercanti, pellegrini ed artisti. E come pensi che abbiano viaggiato perlopiù costoro? A piedi. 

A piedi si riesce a capire veramente come un dialetto si trasformi in un altro e infine cambi in lingua; a piedi si comprende cosa crea la continuità, come un paesaggio sfumi nell’altro e perché quel fiume o quella strada abbiano cementato insieme, come fanno le radici per un terreno, quelle genti così lontane tra loro e dunque differenti. L’avresti mai immaginato che non è la velocità ad unire bensì la lentezza? 

Cara Europa ti hanno fatto credere che una moneta sarebbe servita a farci sentire tuoi figli ed invece tu eri più viva ed operante quando avevamo monete diverse, perché l’importante è scambiarcele per mano. Eri più viva quando eri nel mentre del guado, in quel processo in cui si fatica ad andare avanti, che adesso che riposi beata nel cielo astratto delle parole catodiche.

Insomma: noi c’incamminiamo per Bruxelles per realizzare davvero come questa città non stia lassù, in alto a sinistra nella mappa d’Europa, ma all’orizzonte e sotto la curvatura della terra. Lo facciamo per noi, ma crediamo che possa avere un’utilità anche per te. Non abbiamo nemmeno paura che tu al nostro arrivo non esisterai più, perché crollata sotto i colpi dell’ennesimo exit. L’Europa di cui parliamo noi, quella per la quale vale la pena mettersi in cammino e farsi venire le vesciche, è più antica delle scelte politiche, perché afferisce all’essenza dell’essere umano: l’incontro.
Dunque noi ti veniamo incontro e ce la prendiamo anche molto comoda. La strada che faremo è nuova, la mapperemo per intero, affinché si possa ripercorrere. La strada che faremo passa per Venezia, perché così ci piace, oltrepassa le Alpi nella splendida zona della Carnia, giunge nelle valli glaciali dell’Austria e prosegue per la Foresta Nera tedesca. Risale una parte della valle del Reno e svolta a nord-ovest per entrare in Lussemburgo e infine in Belgio. Non è la via più corta. Innanzitutto perché il nostro obiettivo è quello di vedere l’Europa, non di arrivare. Tu sei solo un pretesto, come queste intenzioni su carta. Il viaggio sarà l’essenza del messaggio.
Adesso scusaci ma dobbiamo andare. È opportuno per noi far coincidere le parole coi fatti e questo un po’ ci elettrizza. Perdona l’arroganza del nostro tono, ma un po’ di diffidenza verso il proprio obiettivo bisogna pur mantenerla. Uno dei nostri più grandi internazionalisti diceva: “Il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà”. Non crediamo che si possa parlare senza agire e poi così nemmeno ci piace. Lo zaino non è mai pronto fino in fondo, ma noi stiamo per partire lo stesso.

La lettera in cammino, da consegnare alle associazioni lungo la via

“E’ una legge che vi sarà spiegata lassù: nessun accampamento deve mai restare vuoto per più di un giorno. Senza dubbio la carovana precedente ha lasciato qui una o due persone e aspettava il nostro arrivo per proseguire. Ci hanno visti venire da lontano e sono partiti subito. Confermeremo loro il nostro arrivo e intanto vi mostrerò l’inizio del sentiero”.

 Da “Il Monte Analogo”, di René Daumal

Chiediamo alle Associazioni che si occupano di territorio, paesaggio, ambiente e mobilità sostenibile, di affidarci le loro riflessioni e le loro esperienze concrete, affinché noi le possiamo portare al Parlamento Europeo e consegnarle a mano, dopo averle portate a piedi, in un unico documento denominato “Lettera in cammino”.

Per riflessioni ed esperienze concrete intendiamo le reali problematiche che avete riscontrato nel vostro lavoro associativo. Più il vostro scritto sarà astratto e generico più sembrerà teorico e già sentito. Vi chiediamo perciò di parlarci delle vostre condizionidi volontari, delle vostre maturateconsapevolezze, degli esempitangibili e documentati dei vostri successi e dei vostri fallimenti. Non vogliamo portare un documento che parli di massimi sistemi, bensì vorremmo farci carico di un fascicolo di storie di vita associativa, scritto da agguerriti operatori in prima linea, non già da occhialuti compilatori di bandi europei.

Lo spirito che dovrà animare le vostre parole potrà anche essere quello della denuncia, purché sia libera e costruttiva. Non dimenticatevi di inserire le vostre idee, quelle in cui credete, che siano idee per uno sviluppo sano del territorio o progetti già sperimentati e di successo. Non abbiate paura a parlare del vostro piccolo ambito di competenza, ogni grande Unione è pur sempre la somma di tante minuscole realtà. Allegate una breve descrizione delle vostre attività.

Per stilare queste riflessioni ci vuole tempo e impegno, lo sappiamo, dopotutto bisogna mettersi a ragionare e a scrivere. Ma noi crediamo nella sua importanza e siamo sicuri che ne valga la pena.

Se collaboreremo nella stesura di questo documento arriveremo tutti assieme a Bruxelles, in carne ed ossa, non solo noi di Ammappalitalia e non tanto con supposizioni o con facili critiche, quanto con i nostri aneddoti e la nostra saggezza.

“Noi di Ammappalitalia ci stiamo per mettere in cammino. Anzi potrà capitare che mentre leggerete queste righe già lo saremo da un po’. Andiamo lontano e ci mettiamo del tempo. Incontreremo molte persone, tanto che il nostro percorso, oltre che dai passi e dai sentieri, ci sembrerà fatto di incontri. Vogliamo portarli con noi. La “lettera in cammino” è come una carovana di persone, tutte quelle che abbiamo incontrato”.

Ma chi sono i Postini di una volta?

Marco Saverio Loperfido (mappatore del viaggio) si occupa di attività culturali nella provincia di Viterbo come responsabile della sezione spettacoli del Gruppo Archeologico Roccaltìa (iscritto al GAI) e come presidente del Gruppo Roccaltìa Musica Teatro, una compagnia che si batte per la rivalutazione del territorio attraverso il teatro-natura. La sua tesi di dottorato ha avuto come tema la Provincia di Viterbo e il fenomeno della migrazione, producendo una pubblicazione “La morte altrove. Il migrante al termine del viaggio” Aracne Editrice, 2013. Partecipa attivamente al “Progetto del Laboratorio Pluralismo Culturale (PLUC)” dell’università di RomaTre, dove è ricercatore e cultore della materia. Ideatore e curatore del progetto www.ammappalitalia.it ha pubblicato guide di viaggi a piedi ed è Guida Ambientale Escursionistica (AIGAE).

Marina Vincenti (fotografa del viaggio) si diploma in “Interior & Industrial Design” all’Accademia delle Arti e delle Nuove Tecnologie dove ha seguito un corso di fotografia “architettonica e still life”. Approfondisce la sua passione per le foto partecipando ad un corso di “Lumen Printing” a cura del fotografo Marco Scataglini e attraverso un corso teorico-pratico di fotografia naturalistica a cura di Alessandro Zocchi. Prosegue gli studi al fianco della fotografa Lietta Granato. Reporter per il sito Ammappalitalia.it dal maggio 2014.

Bricco (mascotte del viaggio) è un trovatello di circa due anni, per metà setter e per metà non si sa, dagli occhi marroni e buoni. Adora i sentieri ed i boschi, memore forse del suo passato di cane da caccia. Ma perché allora è stato abbandonato? Forse non amava gli spari dei cacciatori? Forse era poco efficiente? O forse aveva solo voglia di incontrare Marco e Marina e fare con loro il viaggio fino a Bruxelles?

Link utili delle esperienze precedenti

Giro della Tuscia in 80 giorni: http://www.ammappalitalia.it/il-giro-della-tuscia-in-80-giorni/

Umbria: passaggi a sud-ovest: http://www.ammappalitalia.it/umbria-passaggi-a-sud-ovest/

Video di Ammappalitalia: https://vimeo.com/125278580

Video 2 di Ammappalitalia: https://vimeo.com/112428478

VieWwoof (vie per unire le fattorie italiane): http://www.ammappalitalia.it/viewwoof/

Concorso per la migliore mappatura: http://www.ammappalitalia.it/concorso-per-la-migliore-ammappatura/

Obiettivi del progetto:

Paese Europa è un tentativo di cambiare ottica sull’Europa. Vogliamo vederla attraverso lo sguardo lento di chi cammina; vogliamo viverla passo passo; vogliamo incontrare gli europei e conoscere il territorio millimetricamente; vogliamo promuovere un’Europa senza frontiere.

Mappare inoltre, come serie di attività produttive e culturali, è senza dubbio una buona pratica: lo sguardo di chi cammina è aperto alla conoscenza storica, antropologica, visiva, sociologica del territorio attraversato. I Postini di una volta annoteranno tutto questo nel sito e nel blog Paese Europa. Porteranno al Parlamento Europeo nuove proposte ideate nel tempo e con l’esperienza del sito Ammappalitalia.

L’itinerario e le date

Prima fase: Maggio – Luglio 2017

1 maggio 2017: Chia – Mugnano – Attigliano – Lugnano in Teverina

2 maggio: Lugnano in Teverina – Parco Energie Rinnovabili

3 maggio: Parco Energie Rinnovabili – Santa Restituta

4 maggio: Santa Restituta – Todi

5 maggio Todi – San Terenziano

6 maggio: Riposo

7 maggio: San Terenziano – Pomonte

8 maggio: Pomonte – Collemancio

9 maggio: Collemancio – Passaggio

10 maggio: Passaggio – Bastia Umbra

11 maggio: Bastia Umbra – Torchiagina

12 maggio: Torchiagina – Lago di Valfabbrica

13 maggio: Riposo

14 maggio: Lago di Valfabbrica – Oasi Verde Mengara

15 maggio: Oasi verde Mengara – Monteleto

16 maggio: Monteleto – Ca’ Tecchie

17 maggio: Ca’ tecchie – Bacciardi

18 maggio: Riposo

19 maggio: Bacciardi – Urbania

20 maggio: Urbania – Pieve di Cagna

21 maggio: Pieve di Cagna – Mercatino Conca

22 maggio: Mercatino Conca – San Marino

23 maggio: Riposo

24 maggio: San Marino – Sant’Arcangelo di Romagna

25 maggio: Sant’Arcangelo di Romagna – Savignano sul Rubicone – Gambettola

26 maggio: Gambettola – Cervia

27 maggio: Cervia – Ravenna

28 maggio: Riposo

29 maggio: Ravenna – Casalborsetti

30 maggio: Casalborsetti – Comacchio

31 maggio: Comacchio – Lido di Volano

1 giugno: Lido di Volano – Codigoro

2 giugno: Codigoro – Mesola

3 giugno: Mesola – Porto Viro

4 giugno: Porto Viro – Chioggia

5 giugno: Riposo

6 giugno: Chioggia – Alberoni

7 giugno: Riposo

8 giugno: Alberoni – Venezia

9 giugno: Riposo

10 giugno: Venezia – Jesolo

11 giugno: Jesolo – San Donà di Piave

12 giugno: San Donà di Piave – Sant’Andrea di Barbarana

13 giugno: San’Andrea di Barbarana – Maserada sul Piave

14 giugno: Maserada sul Piave – Colfosco

15 giugno: Colfosco – Collalto

16 giugno Riposo

17 giugno: Collalto – Refrontolo

18 giugno: Rerontolo – Prapian

19 giugno: Prapian – Revine Lago

20 giugno: Revine Lago – Valmorel

21 giugno: Riposo

22 giugno: Valmorel _ Limana

23 giugno: Limana – Belluno

24 giugno: Riposo

25 giugno: Belluno – Soverzene

26 giugno: Soverzene – Codissago

27 giugno: Codissago – Ospitale di Cadore

28 giugno: Ospitale di Cadore – Pieve di Cadore

29 giugno: Pieve di Cadore – Domegge di Cadore – Eremo dei Romiti

30 giugno: Eremo dei Romiti – Rifugio Cercenà – Rifugio Padova

1 luglio: Rifugio Padova – Rifugio Giaf

2 luglio: Rifugio Giaf – Rifugio Flaiban Pacherini

3 luglio: Rifugio Flaiban Pacherini – Forni di Sopra

4 luglio: Riposo

5 luglio: Forni di Sopra – Sauris

6 luglio: Sauris – Forni Avoltri

7 luglio: Riposo

8 luglio: Forni Avoltri –Rifugio Calvi – Rifugio Sorgenti del Piave

9 luglio: Rifugio Sorgenti del Piave – Rifugio Miravalle

10 luglio: Riposo

11 luglio: Rifugio Miravalle – Malga Campobon

12 luglio: Malga Campobon – Porzehutte (Austria)

13 luglio: Porzehutte – Obertilliach

14 luglio: Obertilliach – Kartitsch

15 luglio: Kartitsch – Panzendorf

16 luglio: Panzendorf – San Candido (Italia)

17 luglio: Riposo

18 luglio: San Candido – Dobbiaco

19 luglio: Dobbiaco – Brunico

20 luglio: Brunico – Issengo

21 luglio: Riposo

22 luglio: Molini – Maranza

23 luglio: Maranza – Mauls/Mules

24 luglio: Mauls/Mules – Vipiteno

25 luglio: Vipiteno – Colle Isarco

26 luglio: Colle Isarco – Brennero

27 luglio: Brennero – Obertilliach

Seconda fase: Agosto – Ottobre 2017

Dal confine con l’Austria a Bruxelles si procederà senza mappatura e con un programma di massima.

Arrivo a Bruxelles previsto per il 20 ottobre 2017.

I percorsi entro il confine italiano saranno mappati e condivisi sul sito www.ammappalitalia.it . Dal confine con l’Austria a Bruxelles sarà possibile seguire il viaggio sul blog http://www.ammappalitalia.it/paese-europa/.

Associazioni già coinvolte: Cai di Viterbo, Amavido.de, Wwoof Italia.

Qui è possibile vedere la mappa interattiva dell’itinerario:

http://umap.openstreetmap.fr/it/map/paese-europa_123554

 Paesi/città incontrati fuori dell’Italia

 Obertilliach, Kartitsch, Panzendorf, Schönberg im Stubaital, Innsbruck, Zirl, Telfs, Obermieming, Ehrwald, Reutte, Fussen, Meilingen, Rehbach, Unterjoch, Sonthofen, Bolgenach, Hittisau, Lingenau, Müselbach, Alberschwende, Kennelbach, Bregenz, Unterhochsteg, Lindau, Wasserburg, Kessbromm am Bondensee, Langenargen, Friedrichshafen, Immenstaad em Bodensee, Meersburg, Unterhuldingen, Überlingen, Sipplingen, Ludwigshafen, Espasingen, Orsingen, Aach, Engen, Behla, Döggingen, Dittishausen, Neustadt, Breitnau, Kirchzarten, Freiburg im Breisgau, Breisach am Rhein, Saisbach am Kaiserstuhl, Weisweil, Rheinhausen, Schwanau-Nonnenweier, Meißenheim, Altenheim, Goldscheuer, Kehl, Strasbourg, Rohr, Altenheim, Saverne, Sarre-Union, Ernestviller, Forbach, Wölklingen, Saarlouis, Beckingen, Merzig, Besseringen, Orscholz, Keßlingen, Sinz, Remich, Erpeldange, Waldbredimus, Medingen, Contern, Luxembourg, Arlon, Thiaumont, Anlier, Behême, Lèglise, Hamiprè, Neufchâteau, Lamouline, Saint-Pierre, Libramont-Chevigny, Hatrival, Saint-Hubert, Arville, Awenne, Grupont, Rochefort, Leignon, Ciney, Braibant, Assesse, Courrière, Sart-Bernard, Naninne, Namur, Gembloux, Chastre-Villeroux-Blanmor, Mont-Saint-Guibert, Ottignies-Louvain-la-Neuve, Rixensart, Hoeilaart, Bruxelles.

FONTE: www.ammappalitalia.it/un-viaggio-a-piedi-da-chia-a-bruxelles-paese-europa/

Fonte: adnkronos.com Pubblicato il: 24/01/2017 12:25

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La professione di guida turistica un tempo era totale appannaggio degli uomini, sia per motivi fisici che culturali. Oggi, invece, sono in notevole aumento le donne che scelgono di mettersi alla guida di gruppi di escursionisti. E’ quanto afferma la Compagnia dei Cammini, associazione di turismo sostenibile dedita a diffondere la cultura del camminare, dove, ogni anno, aumentano le guide donna che accompagnano i camminanti nei viaggi.  Un dato confermato anche dal Collegio Nazionale Guide Alpine, secondo cui nel 2016, anche se in netto svantaggio sugli uomini, le donne iniziano ad essere presenti tra gli accompagnatori di media montagna con 68 donne su 279 uomini (a cui compete accompagnare i clienti su terreni escursionistici dove non sono richieste tecniche alpinistiche), 12 guide alpine e 5 aspiranti donne.  Per diventare “guide” non è necessario compiere imprese eroiche, né scalare vette irraggiungibili. Quello che conta, spiega Roberta Ferraris, guida della Compagnia dei Cammini, “è riuscire a far vedere quello che gli occhi distratti dalla vita urbanizzata non vedono più. Importante è la lettura del paesaggio, capire la relazione tra specie umana e il suo ambiente, il fragile ecosistema del pianeta Terra. Importante è ritornare con i piedi sul suolo, riconnettersi con la terra e con se stessi. Importante è leggere il filo della storia e della civiltà che corre lungo le antiche vie”.  C’è chi dunque si avvicina a questo mestiere perché l’ha “respirato” in famiglia, chi abbandona il “posto fisso” per seguire una vocazione e farne una scelta di vita sostenibile e chi, invece, parte dalla propria passione di camminante o per il territorio per trasformarla poi in una vera e propria professione.  In questa scelta anche la formazione ha la sua importanza: si può diventare guida, partecipando ai corsi all’Aigae, associazione guide ambientali ed escursionistiche (dalle 400 alle 600 ore) o presso l’associazione Guide Alpine Italiane per corsi di accompagnatori di media montagna. Se invece si decide intraprendere una qualifica per accompagnare in alta montagna è necessario effettuare corsi per guide alpine con l’associazione Guide Alpine.  Ma, come consiglia anche Luca Gianotti, coordinatore della Compagnia dei Cammini per fare del cammino una vera e propria professione “è importante camminare. Per più giorni, in contesti diversi. Leggere diari di viaggio, approfondire i mondi del turismo sostenibile, dell’economia solidale, dei cambiamenti virtuosi in atto in Italia e nel mondo. Farsi cioè una cultura del camminare, perché non basta saper riconoscere le piante o le rocce per essere una guida. E poi, certo, fare un corso per prendere un patentino, corsi che ancora dipendono dalle normative regionali”.