di PALERMO TODAY
Ben 160 chilometri alla scoperta delle perle rurali. Un percorso che si snoda attraverso tre province. Tre i Comuni palermitani interessati: Prizzi, Santa Cristina Gelae Castronovo di Sicilia. A giugno il primo cammino inaugurale
Foto di Ilaria Canali
Lungo l’asse Agrigento-Palermo passa la “Magna via Francigena”, solcata per millenni da pellegrini e viaggiatori in età bizantina, islamica e alto medievale. Una sorta di Cammino di Santiago nostrano lungo ben 160 chilometri che collega la Balarm araba alla rocca di Agrigentum, attraverso antiche vie storiche e paesaggi cangianti, incrociando la via di transumanza nel territorio di Castronovo di Sicilia. Dopo secoli di abbandono, questa mattina nella sede della Curia Arcivescovile di Agrigento, è stato presentato il progetto che recupera e promuove questo suggestivo percorso che permetterà, a turisti e viandanti, di avventurarsi alla scoperta della Sicilia interna e delle sue perle rurali. A giugno il primo cammino inaugurale della Magna Via Francigena, anticipato da diverse “anteprime” promosse da guide ambientali escursionistiche che porteranno in giro camminatori ed appassionati. Per chi non se la sentisse di percorrere l’intero tracciato, il percorso è divisibile in otto tappe da 20-25 chilometri ciascuna. “Solo il procedere a passo lento permette di scoprire la vera bellezza – ha commentato il Cardinale Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento – Il pellegrino infatti possiede uno sguardo diverso, ‘in più’, che tanti turisti non hanno: possiede il cielo”.
Il progetto. Promosso dal Comune di Castronovo di Sicilia e dal partenariato diffuso di tredici Comuni, dalla diocesi di Agrigento e con il supporto dall’associazione Amici dei Cammini Francigeni di Sicilia, gode del sostegno del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo e dall’assessorato al Turismo, sport e spettacolo della Regione Sicilia e punta alla valorizzazione della cultura degli itinerari di pellegrinaggio e cammino con il ripristino degli antichi percorsi di origine normanna, denominati francigeni. E’ aperto a tutti: turisti in cerca di emozioni, trekker che seguono un tracciato organizzato, sportivi, etnologi, collezionisti di pietre antiche, appassionati di chiese romaniche e chiunque voglia viaggiare a piedi. Un gruppo di ricercatori ha messo a sistema i lavori sulla viabilità storica dell’Isola dal periodo greco-romano a quello borbonico, concentrandosi su un momento specifico: l’arrivo dei cavalieri Normanni in Sicilia alla fine dell’XI secolo d.C. La collaborazione con i principali poli universitari nazionali ha permesso di approfondire lo studio bibliografico e cartografico del sistema stradale del periodo in questione, e di mappare il territorio, attraverso la collaborazione dei camminanti, alla ricerca di testimonianze, monumenti e resti visibili.
“Il percorso tocca tutta una serie di piccoli centri dove fino a qualche anno fa sarebbe stato difficile pensare di portare qualcuno a camminare – spiega Davide Comunale, dell’associazione Cammini Francigeni di Sicilia – È un percorso che cerca di ritrovare un po’ le origini della nostra storia normanna e il nostro rapporto tra le componenti arabe e musulmane. Chi arrivando dall’estero o dal nord Italia si è ritrovato a camminare nel nostro percorso si è stupito nell’incontrare dei paesaggi che erano fuori dalle loro aspettative. I cammini francigeni – continua Comunale – sono cammini di resistenza, la resistenza della gente che vuole far conoscere il meglio del proprio territorio e investe energie perché ci crede”.
Il percorso. Tre le province attraversate: Agrigento, Caltanissetta e Palermo. Già tredici i Comuni attrezzati per un percorso strutturato di accoglienza e di servizi dedicati a chi sceglie di incamminarsi lungo la Magna Via Francigena: al Comune capofila del progetto, Castronovo di Sicilia (Pa), si associano Agrigento, Cammarata (Ag), Comitini (Ag), Grotte (Ag), Joppolo Giancaxio (Ag), San Giovanni Gemini (Ag), Racalmuto (Ag), Campofranco (Cl), Sutera (Cl), Milena (Cl), Prizzi (Pa), Santa Cristina Gela (Pa). Centinaia i punti di interesse e i siti archeologici disseminati tra colline, alture e distese dell’entroterra, candidati ad essere patrimonio dell’umanità. La rete della “Magna Via Francigena” permette di scegliere tra l’accoglienza “pellegrina”, organizzata da parrocchie o associazioni sensibili ai temi del cammino che spesso mettono a disposizione i propri spazi con una semplice offerta libera, di pernottare nelle case dei “paesi albergo”, dove i privati aprono le porte delle proprie abitazioni con un prezzo calmierato e con un calore che raramente si riesce a trovare altrove, di usufruire degli ostelli della gioventù o dei classici bed and breakfast. Lungo il percorso anche agriturismi e hotel, per chi non vuole rinunciare ai servizi e alle comodità senza per questo sentirsi meno vicini allo spirito del Cammino.
“Siamo riusciti a creare la giusta sinergia tra una rete di comuni per valorizzare il territorio, – dichiara Francesco Onorato, sindaco del Comune di Castronovo di Sicilia – mettendo insieme realtà anche molto distanti. Il nostro obiettivo è quello di riattivare il turismo religioso utilizzando al massimo la rete dell’albergo diffuso: abbiamo chiesto ai proprietari di case sfitte di metterle a disposizione per creare una nuova forma di accoglienza, di certo la preferita dai pellegrini. Lungo l’intero percorso si trovano luoghi di ospitalità ed accoglienza che sono stati mappati e facilmente individuabili sul sito ufficiale della “Magna Via Francigena”, inoltre scaricando l’app mobile si potrà consultare la guida per approfondire le conoscenze sulla storia e la cultura dei luoghi e delle tappe del percorso.
La storia. La “Magna Via Francigena” permetteva, in origine, il collegamento dei porti principali con i centri di maggior grandezza: Palermo, prossima Capitale della Cultura per il 2018, come riferimento per la Spagna catalana e aragonese e per l’Italia continentale. Mazara del Vallo e Agrigento per l’Africa Settentrionale, Messina per quella centrale, l’Oriente e la Terra Santa. Negli atti e nei diplomi normanni appaiono indicati confini poderali, limiti territoriali o lasciti e donazioni alle varie abbazie e santuari che riportano il toponimo di megale odos, basilike odos, magna via, via regia. Un diploma normanno del 1096, scritto in greco, recita “Ten odon, ten megalen ten Fragkikon tou Kastronobou”, un’indicazione che ritroviamo in latino qualche decennio dopo come “magna via francigena castronobi”: una traduzione latina ordinata dall’Imperatrice reggente Costanza d’Altavilla, madre del futuro Imperatore Federico II di Svevia e Sicilia. Sono i Normanni quindi a definire nei propri documenti questa via, una via ‘francese’ chiamata ‘francigenam’ e allo stesso tempo ‘magnam’ per importanza e grandezza.
La credenziale e il Testimonium. Ai camminanti che presentano la “Credenziale del viandante” timbrata viene concesso il Testimonium, quel documento che, proprio come la “Compostela” per il Cammino di Santiago, certifica l’avvenuto pellegrinaggio a Roma devotionis causa. Nella tradizione storica questa pergamena era importantissima perché il pellegrino, tornato a casa dal Cammino, poteva dimostrare alle autorità ecclesiali, che avevano rilasciato la credenziale, che il pellegrinaggio era compiuto e il voto sciolto. “I pellegrini che avranno compiuto almeno 100 km dei Cammini Francigeni di Sicilia – spiega Don Giuseppe Pontillo, Direttore dell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Agrigento – potranno accedere al Testimonium dedicato alla Madonna Odigitria, la Madonna del buon cammino, realizzato lavorando all’immagine di un’icona portata in Italia dagli albanesi”.
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