Contro le Esercitazioni militari in atto nella Zona Speciale di Conservazione delle Doline di Ocre
Una cordata di Associazioni e botanici denuncia i danni e una grave inadempienza di legge
WWF Abruzzo, Appennino Ecosistema, LIPU, ALTURA, FederTrek, Pronatura L’Aquila, Società Botanica Italiana e alcuni fra i principali botanici abruzzesi hanno inviato ieri alla Procura della Repubblica dell’Aquila un esposto per denunciare le gravi violazioni di legge in corso, chiedendo l’immediata sospensione delle esercitazioni militari autorizzate dal Comune di Ocre, in un’area delicatissima e riconosciuta di Importanza Comunitaria da una Direttiva Europea, in assenza della Valutazione di Incidenza Ambientale prevista dalla Legge.
Nell’esposto, inviato anche al Gruppo Carabinieri Forestale dell’Aquila, al NOE dei Carabinieri, al Ministero dell’Ambiente e alla Regione Abruzzo, sono ipotizzati i reati di cui agli art. 733-bis (distruzione o deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto), 452-quinquies (delitti colposi contro l’ambiente) e 635 (danneggiamento aggravato) del codice penale. Si chiede anche di procedere per la violazione del Codice dei beni culturali e del paesaggio (D. Lgs. n. 42/2004, art. 181), per aver attuato l’intervento in assenza di autorizzazione, cioè di autorizzazione paesaggistica e di dichiarazione di incidenza ambientale non significativa, obbligatoria per tutte le aree della Rete Europea Natura 2000.
Nel sito “Doline di Ocre” solo 2 anni fa sono stati spesi consistenti fondi pubblici POR FESR 2014-2020 per la riqualificazione della sentieristica e per la sensibilizzazione dei fruitori verso le caratteristiche ambientali di un’area valutata importante anche per l’Orso marsicano. Oggi lo scenario è completamente diverso. Esercitazioni con munizionamenti a salve e artifizi, movimentazione di mezzi pesanti e la consistenze presenza di personale militare appiedato per 18 giorni consecutivi non sembrano certo perseguire la stessa finalità.
Gli habitat che hanno fatto sì che questo Sito entrasse nella Rete Natura 2000 sono alcune particolari formazioni di prateria il cui stato di conservazione è stato valutato “inadeguato” e addirittura “in peggioramento” nei rapporti ufficiali in base ai quali la Comunità Europea orienta poi le politiche di conservazione. Tali habitat ospitano specie animali e vegetali vulnerabili, tra cui endemiche rarissime come ad esempio il Goniolimon tataricum subsp. italicum. Questa pianta è a grave rischio di estinzione ed esiste in tutto il mondo in sole 10 esigue popolazioni nelle conche interne aquilane. Oggi mezzi cingolati, accampamenti e varie installazioni necessarie all’addestramento hanno già prodotto danni difficilmente sanabili, peggiorando uno stato di conservazione che le politiche europee ci chiedevano, al contrario, di migliorare.
Riteniamo inaccettabile che, a distanza di 28 anni dall’emanazione della Direttiva Habitat, possa ancora succedere che vengano rilasciate autorizzazioni con questa leggerezza, nella totale inosservanza della principale normativa di settore. Autorizzazione rilasciata, in questo caso, dallo stesso Comune che è stato designato come Ente gestore del Sito, che ha veicolato sul territorio ingenti fondi comunitari e che ha redatto il Piano di Gestione che indica, fra le azioni necessarie: la regolamentazione dell’accesso motorizzato, il contenimento di rischio di incendio, interventi per la fruizione sostenibile del sito, il monitoraggio degli habitat di Interesse Comunitario e, dulcis in fundo, la formazione dei soggetti coinvolti nella gestione del Sito.